VIAREGGIO. “La manifestazione di qualche giorno fa sotto il Comune ripropone con tutta la sua drammaticità il problema dell’ emergenza casa. All’emergenza bisogna rispondere con una misura di emergenza immediatamente efficace e quindi con il blocco degli sfratti, ma poi bisogna costruire risposte durature. Bisogna cioè recuperare quella progettualità sul sociale che è stata abbandonata da tempo per rincorrere e solo malamente le emergenze.” Lo sostiene l’ex candidato alle primarie del centrosinistra Andrea Antonioli (Sel).

“Ricostruire una progettualità sul sociale significa andare a fondo nei problemi e non limitarsi alla superficie, talvolta in modo propagandistico. Abbiamo assistito molte volte ai proclami di Lunardini, Fantoni e gli altri che avrebbero ‘stanato chi stava nella casa popolare e possedeva il macchinone’, ma poi non è stato fatto assolutamente nulla, perché agitare i furbetti serviva solo a non affrontare i problemi veri.

“Visto il disastro nel quale ci hanno lasciato sarebbe bene smetterla con questa modalità e fare veramente luce su certi fenomeni al di la della propaganda. Se qualcuno è ospitato in albergo a spese del comune e gira con una Jaguar, dal momento che una macchina così, anche se regalata, ha un costo di mantenimento insostenibile, bisogna capire cosa è successo: ci sarà pur stata a suo tempo un’istruttoria da parte di un assistente sociale per fare l’inserimento in pensione e saranno state fatte verifiche successivamente, oppure nessuno se ne è più occupato e le famose verifiche del Fantoni non sono mai state fatte?

“Se ci sono persone, o intere famiglie ospitate da 10 anni in pensione, o si tratta di anziani o disabili, oppure non si capisce quale progetto sia stato predisposto su di loro se dopo 10 anni sono nella stessa condizione. Oggi la soluzione non può essere quella di buttarli tutti fuori in mezzo alla strada. L’unica strada percorribile è quella di fare finalmente le cose che non sono state fatte fino ad ora e quindi esaminare i casi uno per uno, predisporre un progetto individuale per superare lo stato di bisogno, investire le risorse necessarie, per per trovare un alloggio, magari con garanzie vere da parte del comune, per fare un inserimento lavorativo, per rimuovere cioè le cause che impediscono ad una famiglia di diventare autosufficiente.

“Bisogna pretendere che gli affitti siano pagati, siano questi quelli delle case popolari o quelli dell’emergenza abitativa. Ritengo sia meglio dare un contributo per consentire ad una famiglia di pagare l’affitto anche se la casa è del comune che non legalizzare l’evasione dell’affitto, pretendere anche poco ma pur sempre qualcosa. Vorrei ricordare che ai tempi della Lisca, nel disgraziatissimo campo di accoglienza fatto di box in mezzo al padule, gli ospiti pagavano l’affitto, come avvenne poi anche con via Matteotti e l’amministrazione vigilava che ciò avvenisse. Ecco ripartiamo dal rispetto delle regole e in alcuni casi riscriviamole.

“Ad esempio ammettere nell’emergenza abitativa solo famiglie con un reddito Isee inferiore a seimila euro significa che una famiglia di tre persone che guadagna 900 euro nette il mese è già oltre il limite e non può entrare in graduatoria, anche se con 900 euro il mese non puoi certo permetterti di pagare un affitto a prezzi di mercato.

“Bisogna quindi ripartire dal riqualificare e potenziare il patrimonio pubblico di alloggi per la fascia bassa della popolazione, realizzare finalmente un patrimonio di alloggi a canone sostenibile per la fascia superiore che supera i limiti di reddito per l’accesso alle case Erp, o che anche rientrandoci non ne avranno mai la possibilità per mancanza di alloggi e potenziare e gestire adeguatamente in modo serio e trasparente il patrimonio di alloggi destinati all’emergenza abitativa e tutti gli altri vari alloggi del comune oggi gestiti male e da più soggetti, mettendo realmente le condizioni per per farli diventare alloggi provvisori.

“Tutto ciò si può ottenere cercando di far resuscitare un mercato degli affitti attraverso agevolazioni sull’Imu – portarla al livello della prima casa per gli affitti con i patti concordati – e con un fondo per garantire gli affitti. Su tutto questo non dobbiamo aspettare la nuova amministrazione: bisogna che il commissario si attivi subito con le organizzazioni sindacali e le associazioni degli inquilini e dei proprietari, invece di buttare la gente in mezzo alla strada.”

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